Introduzione alla teoria dei mondi narrativi

La teoria dei mondi narrativi è una metodologia critica che analizza la struttura e il funzionamento delle narrazioni offrendo un approccio sistematico per comprendere come le storie creano e organizzano realtà e mondi alternativi.

Un mondo narrativo può essere costruito attraverso testi letterari, cinematografici, teatrali e altri media, fornendo ai lettori o agli spettatori un universo coerente e immersivo in cui i personaggi vivono, agiscono e affrontano conflitti.

Può però essere costruito anche come puro mondo interiore personale attraverso la semplice attività di fantasticare: noi viviamo di narrazioni, come intuì lo psicologo cognitivista Jerome Bruner, ogni secondo utilizziamo le nostre narrazioni su di noi, gli altri e la realtà per interpretare il mondo.

Comprendere come sono strutturate le narrazioni può dunque aiutarci a capire meglio noi stessi, i nostri rapporti con gli altri e, in definitiva, vivere meglio.

Origini della teoria

La teoria dei mondi narrativi trae ispirazione dalla filosofia della logica modale, in particolare dal lavoro di Saul Kripke, che ha esplorato i concetti di possibilità e necessità attraverso l’uso dei “mondi possibili”.

Negli anni ’70 e ’80, studiosi di letteratura e filosofia, come Lubomír Doležel, Seymour Chatman e Umberto Eco, hanno adattato questi concetti al campo degli studi narrativi, proponendo che ogni narrazione costruisce un “mondo possibile” con le proprie regole, coerenze interne e logiche narrative.

Definizione di mondo narrativo

Un mondo narrativo è l’universo immaginario che emerge da una narrazione. Esso è definito da una serie di elementi:

  1. Spazio narrativo: Il luogo o i luoghi dove si svolge la narrazione. Può essere realistico (come una città realmente esistente) o fantastico (come un pianeta immaginario o un mondo magico).
  2. Tempo narrativo: Il tempo in cui la storia si svolge, che può essere lineare, ciclico, frammentato, o persino atemporale.
  3. Personaggi: Gli attori principali e secondari che popolano il mondo narrativo, ciascuno con le proprie caratteristiche, motivazioni e sviluppo.
  4. Eventi: Le azioni e i conflitti che spingono la trama avanti e influenzano i personaggi.
  5. Leggi del mondo: Le regole che governano il mondo narrativo, che possono essere fisiche, morali, sociali o magiche, a seconda del tipo di narrazione.
  6. I linguaggi parlati dai personaggi o nelle comunità che popolano un determinato mondo narrativo.
  7. I rapporti, ossia l’insieme delle relazioni di stirpe, parentela e status che vigono all’interno di un determinato mondo.
  8. I valori, l’insieme di regole e valori etici condivisi dagli abitanti di un determinato mondo e le finalità delle comunità ivi presenti, i valori e le finalità personali dei singoli personaggi.

Qui ti do un esempio pratico di come applicare questi punti nello storytelling.

Tipologie di mondi narrativi

I mondi narrativi possono essere classificati in diverse categorie, a seconda del loro grado di somiglianza con il mondo reale o del livello di coerenza interna:

  1. Mondi mimetici: Questi mondi sono progettati per rispecchiare la realtà, con leggi fisiche e sociali simili a quelle del mondo reale. Un esempio potrebbe essere un romanzo storico o una narrazione realistica.
  2. Mondi fantastici: Questi mondi introducono elementi sovrannaturali o magici che sfidano le leggi del nostro mondo. Le storie di J.R.R. Tolkien, come Il Signore degli Anelli, sono un esempio classico.
  3. Mondi possibili: Mondi che esplorano variazioni di eventi reali o possibilità alternative. I romanzi ucronici, che immaginano come sarebbe stato il mondo se alcuni eventi storici fossero andati diversamente, rientrano in questa categoria.
  4. Mondi contraddittori: Mondi in cui le leggi della logica o della fisica non si applicano in modo coerente. Questi mondi possono apparire in storie surreali o in narrazioni sperimentali.

Il principio di coerenza interna

La teoria dei mondi narrativi enfatizza l’importanza della coerenza interna. Un mondo narrativo efficace deve mantenere una certa logica interna, anche se le sue leggi differiscono da quelle del mondo reale. Questa coerenza aiuta a mantenere l’immersione del lettore o dello spettatore, rendendo credibile l’universo immaginario.

Tuttavia, la coerenza non implica rigidità. I mondi narrativi possono evolversi, adattarsi e persino contraddirsi in modo strategico, soprattutto in narrazioni che giocano con le aspettative del pubblico, come i romanzi postmoderni o i film di fantascienza che esplorano il paradosso temporale.

Funzioni dei mondi narrativi

I mondi narrativi non sono semplicemente scenari per la trama; essi servono a molteplici funzioni:

  1. Esplorazione tematica: Un mondo narrativo può essere progettato per esplorare temi specifici, come il potere, l’amore, la morte o la giustizia. La costruzione del mondo può amplificare questi temi, offrendo contesti in cui essi possono essere esaminati sotto diverse angolazioni.
  2. Critica sociale: Molte narrazioni utilizzano mondi alternativi per criticare il mondo reale, spesso attraverso la satira o l’allegoria. Un esempio potrebbe essere 1984 di George Orwell, che utilizza un mondo distopico per criticare il totalitarismo.
  3. Evasione: I mondi narrativi offrono un’esperienza di evasione, permettendo ai lettori o spettatori di immergersi in realtà diverse da quella quotidiana, spesso come una forma di intrattenimento o rifugio psicologico.
  4. Sperimentazione estetica: Alcuni autori utilizzano i mondi narrativi come laboratori per sperimentare con forme narrative, linguaggi e strutture estetiche, creando universi che sfidano le convenzioni tradizionali della narrazione.

Conferme delle neuroscienze

Le neuroscienze e la psicologia cognitiva hanno fornito alcune interessanti intuizioni che possono essere interpretate come una validazione parziale della teoria dei mondi narrativi, specialmente per quanto riguarda il modo in cui le persone percepiscono, comprendono e interagiscono con le narrazioni.

Dopo la scoperta dei neuroni specchio, è stato suggerito che le persone, quando leggono una storia o guardano un film, simulano internamente sia a livello cerebrale che corporeo le esperienze vissute dai personaggi utilizzando le stesse aree del cervello che utilizziamo per percepire il mondo reale.

Ad esempio, se leggiamo una scena in cui un personaggio corre, le regioni del cervello coinvolte nel movimento fisico possono essere attivate, anche se non stiamo effettivamente correndo.

Questa scoperta sostiene l’idea che i mondi narrativi siano “vissuti” mentalmente come realtà possibili, almeno a livello cognitivo. Ciò potrebbe essere visto come una validazione del concetto di “mondi narrativi” come universi cognitivi distinti in cui i lettori o gli spettatori si immergono.

Un’altra conferma indiretta della teoria dei mondi narrativi è la teoria della mente, ovvero la capacità di comprendere e prevedere i pensieri, le emozioni e le intenzioni degli altri. Quando leggiamo o ascoltiamo una storia, il nostro cervello utilizza questa capacità per costruire modelli mentali dei personaggi e delle loro interazioni all’interno del mondo narrativo. Ciò suggerisce che i lettori costruiscono attivamente un mondo mentale in cui operano i personaggi, validando così l’idea di un “mondo narrativo” in cui queste dinamiche sociali e psicologiche si svolgono.

Il concetto di “trasporto narrativo“, sviluppato nella psicologia cognitiva, descrive l’esperienza di essere profondamente immersi in una storia al punto da perdere la consapevolezza del mondo esterno. Gli studi dimostrano che il trasporto narrativo è associato a un elevato coinvolgimento emotivo e a una forte attivazione delle reti neurali legate all’attenzione e all’emozione.

Questo fenomeno può essere visto come un’indicazione che, durante il trasporto narrativo, le persone entrano effettivamente in un mondo narrativo, confermando l’idea che tali mondi non siano solo costruzioni intellettuali, ma anche esperienze vissute a livello psicologico e neurologico.

Recenti studi nel campo delle neuroscienze della narrazione hanno mostrato che l’attività cerebrale di una persona che racconta una storia può sincronizzarsi con quella di chi la ascolta. Questo fenomeno, chiamato “neural coupling” (accoppiamento neurale), suggerisce che i mondi narrativi possano essere condivisi e sincronizzati tra narratore e ascoltatore, rafforzando l’idea che questi mondi siano spazi cognitivi reali e condivisi.

Critiche

La teoria dei mondi narrativi, pur essendo una delle metodologie più influenti per l’analisi delle narrazioni, ha ricevuto diverse critiche da parte di studiosi e critici letterari. Queste critiche riguardano principalmente l’applicabilità, i limiti interpretativi, e l’eccessiva astrazione della teoria. Ecco le maggiori critiche:

1. Eccessiva astrazione

Una delle critiche principali riguarda l’eccessiva astrazione della teoria dei mondi narrativi. La teoria tende a formalizzare eccessivamente i testi narrativi, riducendo le storie a strutture logiche e mondi concettuali. Questo approccio può allontanare il focus dalle specificità letterarie, linguistiche e stilistiche che sono fondamentali per la comprensione e l’apprezzamento di un’opera. In altre parole, il rischio è di ridurre la ricchezza di una narrazione a un semplice modello astratto che non cattura completamente la complessità del testo.

2. Mancanza di universalità

Un’altra critica rilevante è che la teoria dei mondi narrativi potrebbe non essere applicabile in modo universale a tutti i tipi di narrazioni. Mentre la teoria funziona bene per narrazioni complesse, con mondi ben definiti e dettagliati, essa può essere meno efficace per testi brevi, poesie o narrazioni non lineari, dove il concetto di “mondo narrativo” può risultare difficile da definire o addirittura irrilevante.

3. Riduzione della complessità tematica

La teoria dei mondi narrativi tende a enfatizzare la coerenza interna e la logica del mondo narrativo, potenzialmente a scapito della complessità tematica e dei significati simbolici. Alcuni critici sostengono che, concentrandosi troppo sulle regole interne di un mondo narrativo, si rischia di trascurare le dimensioni simboliche, etiche e filosofiche di un testo, che possono essere altrettanto, se non più, significative.

4. Approccio relativamente nuovo e non del tutto consolidato

Nonostante la teoria dei mondi narrativi abbia guadagnato popolarità, essa è ancora relativamente giovane rispetto ad altre teorie letterarie consolidate, come la critica marxista, psicoanalitica o strutturalista. Alcuni studiosi mettono in dubbio la maturità della teoria e la sua capacità di fornire una base solida e universale per l’analisi dei testi, evidenziando che non tutte le sue implicazioni sono state completamente esplorate o accettate nel mondo accademico.

5. Scarsa attenzione alla ricezione e all’interpretazione della storia

Un’altra critica riguarda la scarsa attenzione che la teoria dei mondi narrativi riserva alla ricezione e all’interpretazione del testo da parte dei lettori. Mentre la teoria è molto concentrata sulla costruzione del mondo da parte dell’autore, alcuni critici ritengono che non consideri adeguatamente il ruolo del lettore nel dare significato al mondo narrativo. In particolare, la teoria può trascurare come i lettori interpretano, modificano o addirittura creano mondi narrativi personali a partire dal testo originale.

6. Focus sproporzionato sulla coerenza

La teoria dei mondi narrativi spesso pone un forte accento sulla coerenza interna del mondo narrativo, ma questo approccio può essere limitante. Alcune narrazioni sono deliberatamente incoerenti o ambigue, utilizzando contraddizioni e discontinuità per produrre significato o per sfidare le aspettative del lettore. In questi casi, l’enfasi sulla coerenza può portare a una lettura fuorviante o riduttiva del testo.

7. Sovrapposizione con altre teorie

Infine, alcuni critici sottolineano che la teoria dei mondi narrativi non è del tutto originale, poiché molti dei suoi concetti chiave si sovrappongono con quelli di altre teorie letterarie e filosofiche, come la teoria dell’interpretazione, la semiotica e la teoria dei mondi possibili in filosofia. Questo potrebbe ridurre il suo valore distintivo come strumento analitico, rendendola una riformulazione di idee preesistenti piuttosto che una vera innovazione teorica.

Conclusione

Le critiche mosse alla teoria dei mondi narrativi evidenziano alcune delle sue limitazioni e potenziali problemi, specialmente in termini di astrazione, applicabilità, eccessiva enfasi sulla coerenza e mancanza di attenzione verso l’esperienza del lettore.

Tuttavia, nonostante queste critiche, la teoria rimane uno strumento utile per comprendere come le narrazioni costruiscono realtà alternative e come queste realtà interagiscono con le nostre percezioni del mondo reale.

Come con qualsiasi teoria critica, è importante utilizzare la teoria dei mondi narrativi in modo consapevole, tenendo conto dei suoi limiti e integrandola con altri approcci per ottenere una comprensione più completa delle narrazioni.

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Immagine di freepik

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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