Neuroscienze: la memoria non è un magazzino

La memoria non è un magazzino e neanche una biblioteca dove i ricordi vengono impilati e ordinati per essere recuperati all’occorrenza, ma piuttosto una dinamica officina che li produce continuamente e li rimodula secondo il bisogno.

Questo, almeno, secondo i risultati di una ricerca apparsi sulla rivista Nature della scuola di medicina di Icahn Mount Sinai. Gli studiosi osservano che la memoria svolge un lavoro continuo di aggiornamento e riorganizzazione secondo le esperienze più recenti e alle nuove informazioni che costantemente accumuliamo indubbiamente fondamentale per adattarci al mondo e sopravvivere.

La memoria nell’opera di Damasio e Edelman

Che i ricordi abbiano una natura dinamica e non siano dei dati statici tipo memorie di un computer era del resto già stato affermato dal neuroscienziato Antonio Damasio (A. Damasio, “Il se viene dalla mente”, 2018), uno dei punti di riferimento delle neuroscienze. Anzi, i singoli ricordi non avrebbero neanche una localizzazione precisa: ci troveremmo di fronte a numerose versioni in base a singoli concetti o scopi per cui il ricordo serve.

Un altro aspetto che Damasio sottolinea è il legame tra emozioni, corpo e ricordi. La marcatura emotiva delle esperienze fatta attraverso i ricordi è fondamentale non solo per guidarci nelle scelte (Se associo l’esperienza a dolore la evito, se l’associo a piacere la ricerco), ma anche per costruire il nostro senso del sé.

Anche Gerald Edelman, neuroscienziato e premio Nobel, ha sposato nelle sue opere una visione dinamica della memoria (G.Edelman, “Un universo di coscienza”, 2000).  La teoria di Edelman sulla memoria ci mostra un cervello altamente dinamico e adattabile, dove le connessioni neurali si formano e si riorganizzano continuamente in risposta alle esperienze.

Per Edelman, ogni storia crea una nuova mappa neurale, che si connette e interagisce con le mappe preesistenti e si salda con i sistemi neuronali di rewarding (in parole povere del piacere e del dolore) che a loro volta influenzano le emozioni.

La natura “costruita” delle emozioni viene ulteriormente enfatizzata nel pensiero di Edelman dal concetto di “rientro”, per cui il processo di rielaborazione dell’esperienza non sarebbe lineare ma coinvolgerebbe complesse reazioni di feedback con tutta la corteccia, in un dialogo continuo e fecondo e non riducibile in senso determinista.

Le implicazioni per lo storytelling

Le teorie di Damasio e Edelman hanno interessanti implicazioni per lo storytelling. Se ogni cervello e ogni sistema di memoria esprime un personale adattamento al mondo, non stupirà che ogni testimone ha sempre una versione differente di un fatto rispetto agli altri. La verità di una storia non è assoluta, ma dipende dal contesto e dalle esperienze individuali

Inoltre, essendo legata la costruzione del sé alla continua rinarrazione della propria vita ed esperienze, vengono confermate le teorie dello psicologo cognitivista Jerome Bruner sull’importanza delle narrazioni e quindi dello storytelling nel costruire, modellare e rafforzare il nostro senso del sé.

La teoria del darwinismo neurale di Edelman, con la sua enfasi sulla selezione e sulla costruzione delle connessioni neurali, suggerisce inoltre che le storie sono il risultato di un processo evolutivo. Le storie che sopravvivono e si diffondono sono quelle che meglio si adattano alle nostre strutture cognitive e alle nostre esperienze. Questo vale sia per il singolo, ma anche per i gruppi sociali.

Il concetto di rientro ci suggerisce perché possiamo rileggere o rivedere una stessa storia più volte e trovarvi sempre nuovi significati, cambiare versione dei fatti o rileggere la nostra vita cambiandone anche in modo radicale valori e direzione.

In conclusione, le teorie di Damasio ed Edelman offrono una base scientifica per comprendere il potere e l’importanza dello storytelling. Come intuito dagli esponenti del darwinismo letterario, esse ci invitano a considerare le storie non solo come forme di intrattenimento, ma come strumenti potenti per conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda.

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Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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