Come funziona la creatività a livello neuronale? C’è chi sostiene che il trucco risieda nel fare molta pratica e poi lasciarsi andare, e chi invece che il flusso creativo si attivi quando raggiungiamo un particolare stato mentale di ipercontrazione che fa parlare il demone che è dentro di noi e che ci fa ottenere l’ispirazione.
Una recente ricerca sembra rilanciare la prima delle due ipotesi che abbiamo formulato. Ricordiamo che i costrutti cognitivi di alto livello, come la creatività e l’intelligenza, implicano processi complessi e multipli, inclusi i processi di controllo cognitivo.
Recenti ricerche neurocognitive su questi costrutti mettono in evidenza l’importanza dell’interazione dinamica tra i sistemi di reti neurali e il ruolo dei processi di controllo cognitivo nel guidare tale interazione.
Come si può esaminare quantitativamente l’estensione e i modi in cui il controllo cognitivo contribuisce alla creatività e all’intelligenza? Per affrontare questa domanda, i ricercatori hanno applicato un approccio basato sull teoria delle reti computazionali (NCT) per esaminare come la NCT si relaziona alle differenze individuali.
L’applicazione recente di questa teoria a livello neurale si basa su un modello di dinamica cerebrale che modella matematicamente i pattern di attività tra regioni lungo la struttura di una rete sottostante.
La forza di questo approccio risiede nella sua capacità di caratterizzare il ruolo potenziale di ciascuna regione cerebrale nel regolare la funzione di rete dell’intero cervello in base alla sua impronta anatomica e a un modello semplificato di dinamica dei nodi.
Si è così scoperto che la creatività sarebbe correlata alla capacità di “guidare” il sistema cerebrale verso stati difficilmente raggiungibili dalla corteccia prefrontale dorsolaterale destra (giunzione frontale inferiore) e a maggiori capacità di integrazione nelle aree sensorimotorie, mentre le diverse sfaccettature della creatività – fluidità, flessibilità e originalità – si riferiscono a processi di controllabilità della rete generalmente simili ma non identici.
Questi risultati sembrano convalidare quanto pensa lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, uno dei pionieri in questo campo, che sostenne nel suo saggio Creatività, del 1996, che questo fenomeno non nasce da un’improvvisa intuizione, ma è frutto non solo di duro lavoro, ma di una costante interazione con l’ambiente sociale e culturale.
Non più quindi il romantico genio e sregolatezza della scapigliatura, ma la creatività vista come frutto di educazione, impegno, duro lavoro, e di un ambiente adeguato e stimolante. Geni – se si può – si diventa, e non si nasce.
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla newsletter per ricevere contenuti simili. Oppure, leggi il mio ultimo libro, Neuroscienze della narrazione.
Kenett YN, Medaglia JD, Beaty RE, Chen Q, Betzel RF, Thompson-Schill SL, Qiu J. Driving the brain towards creativity and intelligence: A network control theory analysis. Neuropsychologia. 2018 Sep;118(Pt A):79-90. doi: 10.1016/j.neuropsychologia.2018.01.001. Epub 2018 Jan 4. PMID: 29307585; PMCID: PMC6034981.