Narrazioni maschili e narrazioni femminili

Da sempre, la letteratura ha cercato di dare voce alle esperienze umane, esplorando le complessità della psiche e le dinamiche sociali. Una domanda che ha affascinato critici e lettori è se esistano differenze intrinseche tra le narrazioni create da uomini e da donne.

In questo articolo, ci addentreremo nel dibattito sull’esistenza o meno di narrazioni maschili o femminili utilizzando le scoperte delle neuroscienze.

Le narrazioni e le differenze neurali tra bambini e bambine

Per lungo tempo, si è ipotizzato che esistessero due tipi di cervello, uno più incline all’empatia e all’emotività (tipico delle donne) e uno più orientato alla logica e alla sistematizzazione (tipico degli uomini). Questa dicotomia sarebbe alla base di differenze nella lettura e nella creazione di storie.

Un recente studio condotto da Toffoli et al. (2023) ha approfondito le differenze neurali tra bambini e bambine in età prescolare. Utilizzando l’elettroencefalografia, i ricercatori hanno osservato che i maschi presentano un’attività cerebrale più variabile e meno prevedibile, con una maggiore attivazione del Default Mode Network (DMN), associato alla “mente errante”.

Al contrario, le femmine mostrano una maggiore attivazione delle aree prefrontali, correlate alla concentrazione e all’attivazione cognitiva. Queste differenze potrebbero influenzare il modo in cui bambini e bambine elaborano informazioni, prestano attenzione e interagiscono con il mondo circostante, potenzialmente incidendo anche sulle loro preferenze narrative.

Le scoperte della narratologia cognitiva

Altre ricerche svolte recentemente sui bambini di quattro anni (vedi Stefano Calabrese, Neuronarrazioni, Milano, 2020), confermano l’esistenza di differenze tra bambine e bambini nel costruire il loro storytelling. Mentre le bambine tenderebbero a riportare gli elementi distruttori o disgregatori all’ordine (il mostro cattivo diventa un pelouche da coccolare e integrare nella comunità), i maschietti farebbero esattamente il contrario, le loro storie valorizzano l’individualità, l’azione e la rottura con la famiglia; in conclusione, i maschi creano disordine.

Una conseguenza di questa differenza è che le bambine hanno in genere bisogno di movimentare la narrazione, mentre i bambini di stabilizzarla; il femminile avrebbe bisogno di ricomporre l’ordine sociale degli affetti, il maschile di affermare l’individualità e la separazione-divisione da quest’ordine originario.

Un’altra differenza importante che è stata osservata tra i due sessi è che mentre le femmine tendono a vivere i conflitti e le difficoltà internalizzandoli, si raccolgono cioè su di sé e piangono, i maschi li vivono esteriorizzandoli, vanno al bar a ubriacarsi o a fare a botte. Ritroviamo questo schema in moltissimi personaggi sia del cinema che della letteratura.

Le storie che raccontiamo: natura o cultura?

Le differenze nell’attività cerebrale osservate nello studio di Toffoli et al. potrebbero spiegare in parte perché i bambini e le bambine tendono a creare storie diverse.

Un’attivazione maggiore del DMN nei maschi potrebbe favorire una maggiore apertura mentale e una propensione a esplorare mondi fantastici, mentre una maggiore attivazione delle aree prefrontali nelle femmine potrebbe favorire una narrazione più strutturata e focalizzata sulle relazioni interpersonali.

È importante sottolineare che queste differenze sono emerse in bambini di età prescolare e potrebbero evolvere nel tempo. Inoltre, è fondamentale considerare il ruolo dell’ambiente e dell’educazione nel plasmare le preferenze narrative dei bambini, oltre ai fattori biologici.

Oltre il binarismo: nuove prospettive

Recentemente, tuttavia, il dibattito sulle differenze tra narrazioni maschili e femminili si sta spostando verso una prospettiva più fluida e inclusiva. Il concetto di genere come costrutto sociale e non binario sta rivoluzionando il modo in cui pensiamo all’identità e alle narrazioni. La letteratura contemporanea celebra la diversità in tutte le sue forme, offrendo un’ampia gamma di voci e prospettive.

Conclusioni

Le ricerche neuroscientifiche più recenti, come lo studio di Toffoli et al., offrono nuove prospettive sulle differenze cerebrali tra bambini e bambine, che potrebbero influenzare le loro preferenze narrative.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che queste differenze sono di natura statistica e non si applicano a tutti i bambini. Inoltre, l’interazione tra fattori biologici e ambientali gioca un ruolo cruciale nello sviluppo delle abilità narrative. La letteratura, nel suo complesso, continua a evolversi, sfidando gli stereotipi di genere e offrendo un panorama narrativo sempre più ricco e inclusivo.

In conclusione, la domanda se esistano narrazioni tipicamente maschili o femminili non ha una risposta univoca. Le ricerche scientifiche ci mostrano che le differenze tra i sessi sono più complesse e sfumate di quanto si possa pensare. La letteratura, specchio della società, riflette questa complessità, offrendo un panorama narrativo sempre più ricco e variegato.

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla newsletter per ricevere contenuti simili. Oppure, leggi il mio ultimo libro, Neuroscienze della narrazione.

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.