Quanto influisce il contesto sociale e ambientale sulla nostra felicità e sul nostro benessere mentale? La risposta è: parecchio, cosa che alcune ricerche neuroscientifiche sembrano tra l’altro confermare. Del resto, si dice che la festa non la fa il locale, ma la qualità delle persone che ci vengono.
Quando parliamo di “ambiente” non dovremmo quindi considerare solamente lo spazio fisico, ma anche quello sociale e umano. Uno studio tedesco del 2023 ha dimostrato che le persone infelici tendono a renderci infelici, probabilmente per via dei complessi meccanismi di sincronizzazione cerebrale che avvengono tra le persone.
Questa scoperta dimostra l’importanza di evitare le relazioni tossiche e di come i contesti sociali come i luoghi di lavoro, dove purtroppo ciò è difficile, possano diventare delle vere e proprie trappole per la nostra salute mentale.
D’altro canto, rifiutare la socialità per i rischi che comporta è un grave errore e porta ad ammalarsi. L’uomo è un animale sociale, ha bisogno degli altri, al punto che la presenza di altri esseri umani cambia significativamente la risposta cerebrale a determinati compiti perfino a livello fisiologico.
Da qui l’importanza delle relazioni e soprattutto degli amici e delle amicizie, come ribadito nel XXV convegno di psichiatria italiana, dedicato appunto al cervello sociale.
Ma cos’è la sincronizzazione cerebrale? Questo fenomeno descrive come i cervelli di persone che interagiscono tra loro tendano a influenzarsi a vicenda e a creare convergenze sugli stessi stati emozionali e comportamenti.
Comprendere come gli altri e la socialità modulano l’attività cerebrale potrebbe dunque aprire nuove frontiere non solo per il management e la gestione delle comunità e delle organizzazioni, ma anche a discipline come la neuroarchitettura e il neurodesign, che da tempo sottolineano come gli ambienti domestici, lavorativi e urbani abbiano un impatto significativo sul cervello e soprattutto sul suo benessere.
Chi se la cava meglio in tale tipo di situazione è sempre il capo: una ricerca dell’università di Harvard ha dimostrato che il cortisolo, l’ormone dello stress, è comunque minore negli ufficiali che nei subalterni. Forse è questo il motivo per cui tutti desiderano e cercano di comandare?
Aumentare invece il concetto di ambiente agli aspetti non solo fisici, ma anche sociali, psicologici e relazionali e uscire dai giochetti di potere potrebbe invece fare la differenza in termini di progettazione degli spazi e dei manufatti, aprendo la strada a un aumento di benessere sia a livello individuale, che collettivo.
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