L’illuminazione e il suo significato nello storytelling visivo

L’illuminazione svolge un ruolo cruciale in qualsiasi tipo di narrazione visiva, influenzando profondamente l’atmosfera, l’emozione e la percezione delle immagini.

Attraverso le diverse tecniche di illuminazione, fotografi e cineasti possono evocare una vasta gamma di sentimenti e narrazioni, dando vita a scene che parlano direttamente all’osservatore.

In questo articolo, esaminerò velocemente le principali tipologie di illuminazione e il loro significato nello storytelling visivo.

Luce dura e morbida

La prima distinzione da imparare è quella tra una luce “dura”, ossia un fascio netto e potente che crea ombre e sagome nette e definite, e morbida, ossia più diffusa e quindi con bordi più sfumati e ombre poco nette o in certi casi quasi assenti.

Luce dura

Luce dura e gioco delle ombre e chiaroscuri

Questo tipo di illuminazione è spesso utilizzato per creare effetti drammatici e intensi, accentuando i contrasti e le ombre, e mettendo in risalto i dettagli. Nello storytelling visivo, la luce dura viene spesso impiegata per enfatizzare il conflitto e la tensione, rendendo le scene più potenti e coinvolgenti.

È particolarmente efficace nei generi noir e polizieschi, dove non a caso l’illuminazione detta a chiave bassa (low-key lighting) è prevalente. Questa particolare tecnica di illuminazione enfatizza i dilemmi interiori e le ambiguità dei personaggi, creando un’atmosfera di mistero e suspense, sottolineando le ombre e i chiaro-oscuro.

Luce morbida

Luce morbida

Al contrario, la luce morbida produce ombre sfumate e delicate, risultando in immagini equilibrate e piacevoli.

I fotografi spesso preferiscono questo tipo di luce, specialmente per i ritratti, poiché attenua le imperfezioni e dona un aspetto più naturale e attraente ai soggetti. La luce morbida si ottiene utilizzando più punti luce e diffusori per riempire e ammorbidire le ombre.

Tuttavia, un eccesso di morbidezza può ridurre la tridimensionalità dell’immagine, rendendola piatta e meno interessante. È quindi essenziale trovare un equilibrio, mantenendo una certa quantità di ombre per preservare la profondità e il realismo della scena.

Nel cinema le scene ben illuminate e con luce morbida sottolineano le risoluzioni, i momenti comici e piacevoli e in generale le scene a valenza positiva, ossia che trasmettono emozioni come la gioia, l’amore, la vittoria.

L’alternanza tra luce, buio, luci dure e morbide

Risoluzione della tensione narrativa: luce morbida e ambiente ben illuminato

In un video ben congeniato, assisteremo a una alternanza di scene dove prevalgono toni scuri e luci dure (dramma, tensione) ad altre dove le tensioni si risolvono in scene luminose e con luci morbide (scioglimento delle tensioni).

Pensate ai classici schemi dei fantasy: battaglie e scontri avvengono in ambientazioni a luce fredda e scura e con luce dura, il matrimonio dell’eroe vittorioso con la principessa in ambienti chiari, luminosi e con luci diffuse.

In questo modo viene rispettato uno degli schemi narrativi più classici, quello ad onda, che alterna momenti a valenza positiva e negativa.

Direzione della luce

La direzione della luce è un altro fattore fondamentale nello storytelling visivo. La luce può provenire da diverse direzioni, ciascuna con i suoi effetti distintivi:

  • Luce frontale: Illumina uniformemente il soggetto, riducendo al minimo le ombre. È ideale per foto di prodotti e ritratti dove è importante evidenziare i dettagli.
  • Luce laterale (split light): Crea un contrasto netto tra luce e ombra, ideale per ritratti drammatici che esaltano i dettagli del viso, come rughe e cicatrici. La foto risulterà più tridimensionale.
  • Luce dal basso: Conferisce un aspetto teatrale e inquietante, spesso utilizzato per creare atmosfere minacciose e soprannaturali.
  • Luce dall’alto: Simile alla luce dal basso, ma meno utilizzata, può comunque creare effetti drammatici.

Contorni sfumati e ombre

Le ombre e i contorni sfumati sono elementi essenziali per la percezione del pericolo e la creazione di ambienti minacciosi in contesti poco illuminati e bui.

Tuttavia, se utilizzati in ambienti ben illuminati, possono anche evocare un senso di nostalgia o un’atmosfera sognante trasmettendo sentimenti di serenità e malinconia, spesso associati a ricordi e tempi passati.

Nel cinema è spesso utilizzata l’illuminazione di Rembrandt: consiste nel lasciare un triangolo illuminato sotto la palpebra del soggetto nel alto più in ombra per conferire maggiore tridimensionalità e drammaticità.

Temperatura della luce

La temperatura della luce influisce notevolmente sull’umore di una scena. Una luce con tonalità calde (rosse, gialle, ocra) crea un effetto accogliente e morbido, ideale per scene intime e tranquille.

Al contrario, una luce con tonalità fredde (bianche, azzurre) appare più dura e tagliente, perfetta per scene che necessitano di un’atmosfera clinica o distaccata.

Quantità di luce

In questa locandina, buio, chiaroscuri e silouetting creano un atmosfera di tensione e suspance

La quantità di luce presente in una scena può alterare radicalmente la percezione e il tono narrativo. Scene poco illuminate o che giocano sui chiaroscuri sono perfette per sottolineare momenti drammatici o violenti, creando suspense e tensione. D’altra parte, scene luminose e ben illuminate possono risolvere e chiarire le tensioni, trasmettendo un senso di calma e chiarezza.

In sintesi

L’illuminazione, assieme all’inquadratura, è uno strumento potente nello storytelling visivo, capace di trasformare completamente il significato e l’emozione di una scena.

Sia che si tratti di luce dura o morbida, della direzione della luce, dei contorni sfumati, della temperatura o della quantità di luce, ogni elemento contribuisce a creare un racconto visivo unico e coinvolgente.

Comprendere e saper manipolare questi aspetti permette a fotografi e cineasti di realizzare immagini che non solo catturano l’attenzione, ma che raccontano storie profonde e memorabili.

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Immagine di freepik

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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