Le forme e le linee nello storytelling visivo

Senza forme, non ci sarebbero contenuti visivi. Si può rinunciare al colore, ma è arduo immaginare una immagine senza neanche un punto e un contorno, ridotta cioè a una pura superfice monocromatica.

Forme curve e forme squadrate

Dal punto di vista dello storytelling visivo, le forme dei soggetti rappresentati visualmente possono essere ricondotte a due categorie: ciò che è curvo (visi, vasi, e via di seguito) e ciò che è dritto e con angoli acuti (spade, linee, frecce, angoli, spigoli) con effetti diametralmente opposti sul pubblico.

In generale, frecce e spigoli hanno un effetto attivante, forse perché ricordano qualcosa di pericoloso (gli spigoli tagliano, fanno male) mentre le curve rilassano e risolvono (pensate all’effetto che vi fa la vista del seno materno).

Pensate al classico segnale di pericolo: tra punto esclamativo e V è tutto spigoli e rette. Invece, non c’è niente di più rilassante delle sensuali e ondeggianti onde curve del mare (ovviamente non in tempesta).

Le linee hanno anche l’effetto di indicatori di direzione e di guida per lo sguardo, creano cioè dei veri e propri percorsi visivi che possono essere sfruttati per rimandare l’attenzione su un elemento particolare della composizione.

Gerarchie visive e narrazione

Tra gli oggetti rappresentati in un contenuto si viene inoltre a creare una gerarchia visiva: il più grande contiene il più piccolo, o viene percepito come elemento più importante. Allo stesso modo, l’elemento più intenso come colore e tonalità, che emerge cioè per contrasto sullo sfondo, tenderà ad attirare per primo l’attenzione dello spettatore.

Ricordiamo che le persone e i volti hanno un forte potere attrattivo, sono cioè gli elementi che per primi si impongono all’attenzione. Infine, gli elementi vicini tendono a essere percepiti come un gruppo di oggetti simili.

Combinando queste regole, non è difficile creare percorsi visivi, individuare cioè degli elementi che vengono visti per primi e altri per secondi, secondo una logica voluta dal creatore del contenuto che ha tutti gli effetti di una narrazione. Vediamo qualche esempio.

Nell’immagine sopra, vediamo lo stesso testo formattato con una chiara gerarchia visiva (titolo, sottotitolo e paragrafi) e senza formattazione. Notate la differenza.

Nell’immagine sotto, la home stylist Romina ha giocato la composizione sul concetto di vicinanza tra oggetti. Quando ce ne è uno più grande (il vaso nell’immagine centrale), questo oggetto domina gli altri, creando un percorso visivo e quindi un embrione di narrazione.

L’effetto ancora

Ricordiamo l’importanza di ciò che in psicologia viene chiamato l’effetto priming: l’oggetto visto per primo influenza la percezione di quelli visti dopo. In questo caso, il vaso di fiori ci richiama un’idea di natura, di essenze vegetali, che influenzano l’interpretazione che daremo dei contenitori e dei due libri. A me fa pensare a un gruppo di oggetti legati alla cosmesi. A voi?

I volti possono essere sfruttati molto bene per creare questo tipo di effetto. Pensate semplicemente a come cambia una foto di una persona che guarda un oggetto sorridendo rispetto a quella in cui guarda lo stesso oggetto con una espressione triste e sconsolata: cosa penserete dell’oggetto?

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Immagine di freepik

Autore: Marco La Rosa

Sono un web content writer, web designer e esperto di SEO e UX design. Ho scritto il libro Neurocopywriting, edito da Hoepli, dedicato all'applicazione delle neuroscienze alla comunicazione.

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