Comunicazione efficace vuol dire anche saper modulare lo stile comunicativo sulla base alla personalità del nostro interlocutore.
Raffaella Pizzi, formatrice e psicologa con esperienza ventennale di più di quindici anni nella formazione comportamentale/motivazionale nel settore bancario e finanziario, ci racconta gli accorgimenti e gli strumenti per capire al volo la personalità di chi abbiamo di fronte e scegliere lo stile di comunicazione più efficace.
Raffaella, potresti presentarti ai lettori parlandoci un po’ di te e di quello che fai?
Sono una psicologa sistemica-relazionale, formatrice ed esperta di psicologia della comunicazione e Morfopsicologa. Ricordo che nella psicologia sistemica, l’individuo viene visto sempre in relazione a un sistema sociale, che sia la famiglia, la tribù, l’azienda, e l’enfasi che viene quindi data alla comunicazione come fattore strategico.
Questa impostazione mi è stata molto utile nei lunghi anni in cui ho lavorato in azienda – settore credito e finanza – nella formazione e motivazione del personale. Attualmente sono però più concentrata sulla crescita e sviluppo delle persone e sul loro benessere.
Per perseguire questo scopo ho fondato la Morfopsicologia Academy, una scuola online che coniuga la mia ricerca professionale e scientifica e con l’intento di insegnare la Morfopsicologia,“ lo studio della relazione tra il viso e la personalità”, e di fornire alle persone gli strumenti per il miglioramento della comunicazione e del benessere psichico, toccando tematiche che vanno dalla comunicazione non verbale all’empowerment, alla comprensione delle emozioni e dei sentimenti, alla lettura delle forme del viso.
Perché capire la personalità dell’interlocutore è importante per una comunicazione efficace?
Perché ogni tipo di personalità ha un suo approccio di pensiero specifico, chiamiamolo stile cognitivo, e determinate attitudini psicologiche a cui corrisponde uno stile comunicativo più o meno adeguato. Questo è scienza comune, e ne troviamo tracce perfino nel linguaggio quotidiano in espressioni come: “non sai prenderlo per il verso giusto”, “devi saper toccare le corde giuste delle persone”, e via di seguito.
Anche se le emozioni, come ci insegna Damasio, svolgono un ruolo centrale nel processo intellettivo e cognitivo per tutti gli esseri umani, esistono però degli stili caratteriali che possono maggiormente accentuare aspetti razionali, emozionali o istintuali.
Una persona con uno stile razionale, ad esempio, si troverà più a suo agio maneggiando dati e numeri, mentre persone con uno stile più emozionale avranno maggiormente bisogno di sentirsi capiti dagli altri, sentire fiducia e quindi preferiranno ricevere le informazioni in modo più empatico una chiacchierata al telefono, quasi avessero bisogno di sentire maggiormente la vicinanza emotiva del loro interlocutore per apprendere.
Quanti tipi di personalità ci sono?
Ci sono diverse teorie psicologiche che individuano dei profili caratteriali, con degli stili cognitivi e comunicativi.
Io seguo una classificazione che è anche alla base della Morfopsicologia e che deriva da degli studi e ricerche di medicina degli anni’30 e’40, in particolare dallo psichiatra francese Luis Corman, e che si riaggancia alle ricerche sui biotipi e sui complessi legami tra soma, psiche e cognizione che sono alla base, tra l’altro, anche delle ricerche di Damasio e delle neuroscienze.
Secondo la Morfopsicologia si possono riscontrare attraverso l’osservazione del Viso tre dominanze morfologiche che caratterizzano rispettivi modelli cognitivi/comportamentali e caratteriali: la predominanza istintivo/pulsionali, dominante emotivo-affettivo e dominante cerebrale-razionale.
Questi modelli però si combinano creando diversi sottotipi, ed è bene ricordare che non sono deterministici; la Morfopsicologia è dinamica ed evolutiva e osserva il cambiare delle forme nel corso della vita e delle esperienze.
Secondo la Morfopsicologia, le forme del volto tradiscono il biotipo della persona che ci sta di fronte. Questo, sommato a una serie di altri elementi, ci permette – se sappiamo interpretarli – di comprendere anche il suo stile cognitivo-comportamentale.
Questo differenzia fortemente la Morfopsicologia dalla Fisiognomica. Il soma – corpo ci dice cosa siamo nell’hic et nunc momentaneo inviando mille segnali, di cui il viso è uno dei tanti, ma questo non vuol dire che saremo sempre così.
La verità è che si cambia in continuazione, in un percorso che può essere ora evolutivo ora involutivo, ora verso la felicità ora verso la sofferenza. Un viso molto asimmetrico rifletterà notevoli conflitti interiori. Viceversa, la realizzazione va verso un viso dalle forme con una certa armonia come a trasparire l’equilibrio raggiunto.
Come si comunica con un tipo a dominante cerebrale?
La dominante mentale ama riflettere e dà importanza alla parte mentale, sono attente agli aspetti tecnici, analitici; devono fare ipotesi e porsi delle domande. Il cliente razionale pretende spiegazioni e leggerà i dati, e le documentazioni fornite; è il classico tipo che deve capire, e che non va troppo pressato.
Sono persone che amano mentalizzare tutto, se la parte affettiva è poco vissuta o in sofferenza spesso un dominante cerebrale potrebbe essere tormentato dai conflitti emotivi e usare la logica come una corazza, portandolo a razionalizzare le emozioni.
Come si comunica con un tipo a dominante emotivo-affettivo?
Per loro è fondamentale sentire fiducia, che la persona che parla si preoccupa di loro e gli vuole bene. Con la dominante emozionale, bisogna essere loro simpatici e “piacergli”. Va curato il linguaggio non verbale, il tono di voce che deve essere dolce e amichevole. Con l’emozionale non conta tanto cosa dici, ma come lo dici.
Sono sensibili ai valori sociali e umanitari, al giudizio degli altri, a cosa penserà il gruppo sociale di riferimento. Con loro, l’empatia è al centro, per cui si devono sentire compresi e amati.
Il tipo a dominante istintiva?
Sono persone pratiche, concrete, sanguigne, che mirano a gratificazioni afferrabili e facilmente comprensibili. Si andrà sui vantaggi concreti, sui risultati, sulla soddisfazione in termine anche di potere, influenza, non solo di pura gratificazione pulsionale.
Tieni sempre però conto che questi sono tipi base che nella realtà sono in genere combinati, avremo quindi ad esempio un dominante istintivo-cerebrale, con un piano affettivo ridotto (e quindi gli interessi umani sono meno presenti, il classico politico machiavellico per cui la ragion di stato prevale sul bene delle persone. L‘azione in questo caso è al servizio della parte pulsionale realizzativa, e puoi avere la sublimazione dell’istinto primario – la fame – in qualcosa d’altro, ad esempio il bisogno di “mangiare” sempre più soldi e potere.
Un dominante istintivo-emozionale potrebbe invece dirigere le sue tendenze in modo diverso – ad esempio, un investimento etico, che appaga sia il suo bisogno di “potere” sia di essere utile agli altri e farsi amare.
Come si fa a riconoscere il tipo di personalità dell’interlocutore?
Secondo la Morfopsicologia, soma e mente sono un continuum, come sostiene anche la medicina psicosomatica, la psiche e il corpo sono un tutt’uno. In questo, riprende una tematica di fondo delle neuroscienze. L’osservazione delle forme e delle espressioni del volto ci rivela quindi le informazioni di base per comprendere il tipo psicologico e cognitivo-comportamentale che ci sta davanti.
Volendo fare qualche esempio, per gli studiosi di Morfopsicologia, una fronte alta è in genere indizio di un tipo cerebrale, anche se ricordati che gli aspetti da guardare sono diversi e vanno combinati fra loro, non basta solamente la fronte ma c’è tutta una complessità di influenze reciproche fra i diversi lineamenti. Un viso ovale con zigomi ampi e rotondi indica emozionalità, vedi Gandhi che praticava l’amore universale; una mascella volitiva alla Mussolini denota un temperamento pulsionale/istintuale.
I volti sono sempre diversi uno dall’altro, e questo denuncia la diversità e l’individualità di tutti noi che a sua volta riflette l’unicità del cervello e della personalità e dei vissuti di ciascuno. Cambiano e si evolvono negli anni, seguendo l’evoluzione e i vissuti di chi li porta.
La Morfopsicologia è quindi dinamica ed evolutiva, e vede la persona come sistema. Qui è bene spendere qualche parola in più. Nella chirurgia plastica, se modifichi la forma del viso si scopre che modifichi anche la personalità interiore. Agendo sul corpo, agisci sulla mente e viceversa.
Se aumenti le labbra con un intervento estetico rendendole più sensuali, in qualche modo un intervento esterno influenza anche l’interno, cioè la personalità. Diventa facile piacersi di più, vedersi più sexy e innescare un loop positivo di rinforzo in cui gli uomini ti troveranno una donna sensuale e tu a tua volta diventi sempre più sicura della tua capacità di seduzione. E quello diventa poi un tratto stabile di personalità
Michael Jackson, ad esempio, a furia di rifarsi il viso e di ricorrere alla chirurgia estetica è profondamente cambiato anche a livello psicologico; il volto sempre più infantile, quello di un bambino piccolo che non voleva crescere, fino a che il suo volto rispecchiava il suo conflitto intrapsichico; il complesso di Peter Pan.
Riconoscere il tipo di personalità può servire anche nella vita privata oltreché in azienda?
Direi proprio di sì, pensa a quanti disturbi e stati di malessere dipendono da disagi relazionali, che a sua volta dipendono da una cattiva comunicazione e comprensione degli altri. Migliorare la comprensione di sé stessi, delle emozioni e degli altri e quindi la comunicazione è sicuramente la chiave verso il benessere.
Ringraziamo Raffaella per il suo intervento e le conoscenze che ha voluto condividere con noi. Per chi fosse interessato alla Morfopsicologia, segnaliamo il sito web, Morfopsicologia Academy, con diversi articoli di approfondimento.