La struttura narrativa è fondamentale in ogni trama ben congeniata, e la sua assenza, secondo la scrittrice ed esperta di storytelling Alessandra Perotti, non può che creare problemi allo svolgimento di qualsiasi storia.
Quando si parla di struttura narrativa, non bisogna però pensare solamente al viaggio dell’eroe. L’applicazione delle neuroscienze allo storytelling ha infatti permesso di invidivuare nuovi e più efficaci modelli per costruire le trame.
Lo psicologo Steven Brown ha individuato almeno 4 modelli di base di struttura narrativa: quello classico in 3 atti di Aristotele, la piramide di Freytag, il “wave plot” (trama ad onda) di K. Vonnegut, e, per l’appunto, il viaggio dell’eroe di Campbell.
Sempre secondo Brown, tra tutti questi modelli sarebbe il modello del: “wave plot” di Vonnegut (basato sull’alternanza di stati emozionali positivi e negativi) a prestarsi maggiormente per costruire una teoria generale della trama.
I principali modelli di struttura narrativa
L’importanza delle trame nelle storie e la conseguente necessità di individuarne i modelli narrativi era già presente in epoca classica. Fu Aristotele a proporre un primo modello di struttura narrativa in tre atti (inizio, svolgimento, epilogo) che viene usato ancora oggi.
Il modello di Aristotele non tiene però conto della valenza emotiva, ossia di come si modifica il tono emotivo della storia man mano che si svolge. Non ci dice, in sostanza, dove si collocano i picchi emotivi più intensi e la direzione in cui vanno (valenza positiva o negativa).
In una tragedia, ad esempio, la valenza finale (il tono emotivo che assume la narrazione alla sua conclusione) è negativa (la storia deve finire male, in genere con la morte dell’eroe), mentre in una commedia brillante la valenza finale sarà sempre positiva (in genere gli eroi si sposano dopo varie traversie).
Il primo a tenere conto della valenza emotiva, secondo Brown, è G. Freytag, tra l’altro, scrittore, che propose un modello a piramide secondo cui l’arco drammatico di una storia si svilupperebbe secondo un’introduzione, una crescita di intensità emotiva fino a un culmine (climax), seguito da una decrescita (il conflitto comincia a risolversi) e conclusione finale.
Nel viaggio dell’eroe di Campbell abbiamo invece una struttura circolare: l’eroe parte da casa per farvi poi ritorno (da cui la circolarità), ma non prima di un viaggio di esplorazione di un mondo sconosciuto ricco di sfide, forti emozioni, e che è l’occasione della trasformazione del sé più profondo.
Il modello di struttura narrativo wave plot (trama ad onda) di K. Vonnegut
Infine, nel più recente tra i modelli analizzati, quello della trama ad onda di Vonnegut, la struttura di una trama viene risolta semplicemente in un alternarsi di stati emotivi positivi e negativi.
Da qui il nome del modello, che può essere raffigurato come un’onda su un piano con il tempo in ascisse e la valenza emozionale in ordinata.
Brown riprende e integra il modello di Vonnegut sottolineando l’importanza della valenza emotiva del momento iniziale e finale di una storia.
Secondo Brown, infatti, una storia vede nel suo scorrersi una serie di spostamenti emotivi sia in intensità (più o meno forti) che di direzione emozionale (valenza).
In base alla valenza del momento iniziale e finale di una storia, avremo quindi 4 possibili modelli che qualsiasi storia può assumere.
Come abbiamo detto prima, una storia che inizia con emozioni positive e finisce con emozioni altrettanto positive corrisponde al romanzo d’amore; un andamento a valenza iniziale negativa seguita da emozioni positive e di nuovo emozioni negative corrisponde invece alla tragedia.
Brown parla di forme delle storie (plot shape) per indicare queste strutture narrative. Nel caso del romanzo, ad esempio, la forma dell’andamento emozionale è ad N: si parte con una situazione iniziale a valenza positiva, poi si scende nelle difficoltà (valenza negativa) per risalire di nuovo nel finale felice.
Ci si potrebbe chiedere perché non rappresentare il romanzo con un andamento lineare crescente. Questo però non è possibile, perché solamente l’alternanza di momenti positivi e negativi crea la tensione drammatica, che è l’ingrediente principale di qualsiasi storia.
Le 4 forme di base così ottenute possono essere combinate tra loro in modo da ottenere strutture narrative più complesse e descrivere così anche le trame multiple o quelle più complicate. Si tratterebbe in sostanza dei mattoni di base in cui qualsiasi trama può essere scomposta.
Dagli studi di Brown viene quindi fuori una teoria della struttura narrativa più avanzato della piramide di Vonnegut e che si riaggancia alle teorie dell’autore già espresse nell’Embodied Plot Model, dove viene affermata la centralità delle caratteristiche psicologiche dei personaggi rispetto alla trama come elemento strutturale di qualsiasi narrazione.
Infine, un aspetto indubbiamente interessante di questo modello è nei numerosi punti di contatto con le neuroscienze e il neuromarketing, grazie alla valorizzazione del concetto di valenza.
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Per approfondire: The shapes of stories: A “resonator” model of plot structure, di Steven Brown e Carmen Tu, Frontiers of Narrative Studies · December 2020