Si dice che un ristorante senza musica manca di atmosfera. E in effetti, alcuni recenti studi neuroscientifici hanno dimostrato che esiste una relazione tra suoni e sapori.
Charles Spence, guru del design multisensoriale e psicologo di fama mondiale, nonché esponente di spicco della gastrofisica, la scienza che studia il rapporto tra il cibo e i nostri sensi, ha dedicato la sua carriera a indagare, tra l’altro, la relazione tra determinati suoni e alcuni sapori.
Si scopre che una tazzina rosa rende il caffè più dolce e che il nero esalta la dolcezza dei cibi dolci. L’aspetto più interessante resta comunque il legame tra udito e sapore, che non vuole dire solamente musica, ma anche linguaggio e parola.
La conseguenza è che il cioccolato fondente sembrerà più o meno amaro non solamente se gustato con un sottofondo musicale scelto appositamente, ma anche quando il nome del prodotto valorizza vocali dal suono più o meno grave.
Spence non è il solo a occuparsi di rapporto tra suoni e sapore. Un team giapponese ha indagato di recente il legame tra suoni acuti, suoni bassi e gusto, scoprendo che i suoni acuti sono maggiormente associati al dolce e i suoni bassi a un gusto più amaro.
L’interesse di questa ricerca per chi si occupa di comunicazione è che è stata condotta con specifico riferimento alla pubblicità. In conclusione, fornisce la prova che la coerenza tra tono di voce e prodotto non va sottovalutata, particolarmente nelle reclame radiofoniche, dove la voce è l’unico medium di trasmissione del messaggio.
Altri studi si sono spinti ancora più avanti, cercando di creare delle mappe tra le caratteristiche dei suoni e i sapori, e in particolare i fonemi che costituiscono la base del linguaggio. L’interesse di queste ricerche per chi si occupa di naming e branding è evidente: sapere a che sapore sono istintivamente associate vocali e consonanti può aiutare a scegliere meglio i nomi dei prodotti alimentari.
Sui rapporti tra suoni e sapori non poteva certo mancare il contributo dei ricercatori italiani. Uno studio del politecnico di Torino ha evidenziato come il suono del packaging influenza il gusto, oltre alla percezione di alcune caratteristiche del prodotto, come la sua naturalezza.
Cosa c’è alla base del rapporto tra gusto e udito? La ricerca su questo punto non ha dato risultati definitivi. In ultima analisi il sapore è collegato all’olfatto, e sembra che esistano vie neuronali dirette tra orecchio e naso. Questo spiegherebbe, oltre al legame tra suoni e sapori, anche la sinestesia, ossia il fenomeno per cui parole attinenti a diverse sfere sensoriali vengono associate.
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