C’è chi la chiama neuroestetica, chi neuroarte, ma sembra che non ci sia una grande differenza di significato tra queste due parole arrivate da poco ad arricchire la lista delle neuro-discipline. Entrambe si riferrerebbero all’applicazione delle neuroscienze all’arte per comprendere come si genera l’esperienza del godimento estetico nel cervello del pubblico.
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